Inferno
La più bella cominciamo
delle tre storie narrate:
questo è quello che pensiamo,
siete voi che giudicate.
Una cialda di un gelato:
ecco, immaginate quella.
Io dall`alto sono entrato,
la discesa non fu bella.
Più discendo dentro il cono,
più peggiorano i peccati,
a esser vivo il solo sono
e cammino tra i dannati.
Spiegherà lo scrittore Dante Alighieri ai suoi dodici (piccoli) lettori.
Un imbuto popolato di mostri e cattivoni, sempre più buio fino al disco di ghiaccio che lo tappa.
Eh sì, il pellegrinaggio di Dante inizia da qui, da quella selva oscura dove stette per un po` col cuor colmo di paura. Da un boschetto in cui si perde e in cui si era avventurato non si sa bene perché.
Un po` come la selva di Biancaneve, in cui la bella viene lasciata dal capo arciere dal cuore buono. Un po` come la foresta che deve attraversare Cappuccetto Rosso prima di arrivare alla casa della nonna. Un po` come la macchia in cui i Tre Ricchi Ricchissimi si addentrano di notte dopo aver cacciato la lepre che non c`era.
Dopo esser corso lontano da tre gattoni famelici, Dante incontra un amico di vecchia data, Virgilio, che gli farà da maestro nello scendere nella grotta del peccato: una guida paziente, innamorato di Mantova, città in cui è nato.
Dopo un gran portone d`ingresso che si spalanca per far passare le anime, ecco la visione che sconvolge il nostro poeta:
Una folla di dannati
cerca invano un guado o un ponte,
sono proprio disperati
sulle rive d`Acheronte.
E lì il traghettatore Caronte fa passare i dannati all`altra riva del fiume melmoso e
inquinato. E` brutto da far paura. Mamma mia, che impressione quelle acque...
Poco più in là, la coda del mostruoso Minosse fa tanti giri attorno agli impalpabili "corpi" dei fantasmi quanti sono i "piani" del sottosuolo a cui questi fantasmi saranno destinati a scendere.
Per sempre.
Del secondo cerchio, ecco,
all`entrata sta Minosse
che con ringhio cupo e secco
proprio a tutti dà percosse.
A tutti dà percosse, anche a due innamorati, una giovane che parla con accento romagnolo, tal Francesca da Polenta, e un bel principe azzurro, tal Paolo Malatesta, il fratello del marito di lei (che per inciso, li ucciderà entrambi).
Ma poi
Scendono una scala ancora
Dante e l`amico poeta
e trovano la dimora
di un orco che inquieta
tutti quelli che in vita
hanno amato caramelle,
torta Sacher ben farcita,
merendine e ciambelle.
I golosi, pancia piena di dolciumi, sono tormentanti da Cerbero, una fiera crudele che con tre gole caninamente latra, mentre
Maledetta, eterna neve
giù dal cielo scuro cola.
Il goloso se la beve,
come fosse coca-cola.
Ma Cerbero non è l`ultimo mostro che quei due incontreranno: che dire di Pluto, che, pronunciando parole incomprensibili (Papé Satan Aleppe, boh, ???!!!???) fa da guardia agli avari e agli sciuponi....
Che dire dei diavoli birbanti che zompettano qua e là nella città di Dite tutta fuoco e sangue... Che dire della schifosissima Medusa con i serpenti velenosi al posto dei capelli... Insomma, l`Inferno si presenta davvero come un posto poco raccomandabile in questa Divina Avventura.
Durante tutta la discesa nella grotta gigante, di dannati i due poeti-esploratori-speleologi ne incontrano di tutti i tipi, tormentati da ogni genere di pena (li scoprirete nel libro !!!).
Ad un tratto, però, si spalanca un burrone di fronte a Dante: impossibile scendere a meno di non rompersi l`osso del collo.
Per proseguire il viaggio, salgono sulla groppa pelosa di Gerione, che li fa planare più in basso.
Faccia d`uomo, coda aguzza,
pelle e corpo di serpente.
Quando passa il mondo puzza,
muove le ali con un niente.
Lì giù, dieci vallate maledette, dette bolge, si aprono alla vista di Dante:
Da lassù, sopra quei ponti,
Dante scruta i morti in basso:
rassegnati sono pronti
a subire il contrappasso.
Nella prima bolgia stanno
tutti nudi i seduttori:
rossi diavoli li fanno
camminare tra i dolori.
La seconda bolgia poi
è ricolma di letame:
ora immaginate voi
quanta puzza in quel reame.
Ad ogni tappa del viaggio dantesco, i peccatori condannati sono sempre più
incredibilmente orribili (Ulisse, Ugolino...), l`aria si fa sempre più fredda, il gelo allontana le fiamme.... A Dante le scarpe da scalatore non bastano più: nel fondo della grotta infernale deve indossare scarponi chiodati per camminare sul ghiaccio senza cadere.
E di cadere per terra (dalla paura) avrebbe anche un`altra ragione: Dante ad un certo punto incontra il più malefico di tutti i mostri: Lu-ci-fe-ro il nero
che assomiglia a un pipistrello:
fa tremare al sol pensiero!
Per fortuna, però, la discesa termina qui. L`imbuto (o il cono di gelato) è finito. Il regno del terrore lascia intravedere uno spiraglio.
Da un pertugio, con affanno,
pregustando cose belle,
i due amici se ne vanno
a vedere mille stelle.
E finisce così la prima parte della Divina Avventura (ma tutti i dettagli li puoi trovare nel libro che stai per comprare in libreria o on line e leggere).